sabato 1 novembre 2014

Il commissario Cundari



L'intricato caso del Rubagatti di Bagnara Calabra

Il commissario Santino Cundari era un uomo di poche parole. Sorseggiava una granita al limone di Sorrento, mentre sfogliava, con la  stessa attenzione di un monaco amanuense, le foto segnaletiche dei possibili sospetti. Lo guardavo sotto un sole caniculare che mi provocava un piacevole delirio. Nello stesso frangente l'appuntato Ivan Colapesce, mi si avvicinò nel maldestro tentativo di non essere notato. Ah, quanto è pasticcione l'assistente che mi ha propinato il comando centrale. Ciò nonostante riuscì a sussurrarmi nell'orecchio che il commissario Cundari aveva una tresca, segreta, ma come possono essere segrete le cose a Bagnara Calabra, con la moglie del proprietario della fabbrica di torroni.

Ora voi penserete che un prodotto che ha ricevuto l'IGP, malgrado la sua provenienza borbonica, possa essere indice di eccellenza e di riscatto sociale. Bene, è evidente che non conoscete così bene, come invece il sottoscritto le storie del sud. Questa è una terra maledetta, e non ci sono cipolle di Tropea o liquirizie di Rossano che tengano. In questa terra di sole, di intrighi e di maledetti imbrogli, caro commissario Cundari.

Fu una nottata inquieta, botte di vento arraggiate si alternavano a rapide passate d'acqua tanto malintenzionate che parevano volessero infilzare i tetti.

Il commissario Cundari era tornato a casa da poco, stanco per via della giornata di lavoro incasinata. Ma lui era un tipo complicato e gli era stato affidato questo incarico perché era l'unico capace di perderci la testa e la notte. Uomo scaltro e inquieto, con la passione per le buone letture, e in particolare per la fantascienza inglese.

Del resto quel caso poteva essere risolto solo da una mente non convenzionale, e di fatto come disse Sir Arthur Conan Doyle: "Una volta escluso l'impossibile ciò che resta per quanto improbabile non può che essere la verità."

Si era scordato di fare una telefonata importante, così indossata la vestaglia di raso d'ordinanza, scese le scale del suo appartamento e pescò nel suo cappotto l'agendina amaranto in cui annotava tutto quello che poteva servirgli per risolvere il caso.
Era un tipo preciso, puntale e scaltro. E non potevo certo sgarrare proprio adesso, dopo un'onorata carriera e uno stato di servizio impeccabile.

(Continua)

di Esteban Totano & Ercole Speranza

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