sabato 31 maggio 2025

Trust, il nuovo video di Cassidy

A PROPOSITO DI TRUST - IL VIDEO DI CASSIDY

 "Il nuovo video di Mauro Nigro, alias Cassidy TRUST, è un’esplosione di emozioni e riflessioni.  Un viaggio denso di spunti che catturano, ma soprattutto di quelle dinamiche umane, relazionali e comportamentali che da sempre fanno scattare qualcosa dentro, come ingranaggi che si rimettono in moto. Ritrovare le proprie idee riflesse in quelle di un altro è liberatorio: accende motivazioni sopite, che credevi perdute, forse per sempre. In TRUST ho scorto frammenti di me – cose che pensavo smarrite, altre che vivono vividamente in me e in chi mi sta intorno. Conosco il peso dell’isolamento, il sapore amaro della solitudine, e so cosa significa portarne le cicatrici.

C’è poi un’eco del cinema, quella passione che, come Mauro, coltivo e inseguo. C’è un’inquietudine familiare, propria di chi non smette mai di interrogarsi, di scavare in cerca di risposte, di mettere in discussione tutto, sé stesso per primo. Eppure, in questo tumulto, intravedo una speranza – non quella zuccherosa e facile, ma una speranza tenace, di chi sceglie di restare in piedi, con la schiena dritta, nonostante tutto.

Ciò che ammiro di Mauro è la sua abilità di tessere insieme rabbia, amore, speranza e quel senso di inadeguatezza che ci rende umani. Ci vuole coraggio, ci vuole la forza di fregarsene del giudizio altrui. Non è da tutti – e forse è meglio così. TRUST è un video che scuote, che libera energie potenti, non sempre luminose, mai semplicemente consolatorie. Scavare per trovare una goccia di splendore, di verità, di umanità, come direbbe qualcuno, non è cosa da poco. È un atto di poesia e resistenza, qualcosa di audace come una rivoluzione che sta per scoppiare."

Dario Greco

sabato 26 aprile 2025

A Glitch in the Veins

Ehi, hai mai sentito di quel tizio, Amos, e del suo sangue che parlava?  Senti questa, amico, te la racconto perché è una di quelle robe che ti fanno pensare che il mondo sia più incasinato di quanto credi. Siamo nel 2073, ok? Una città schifosa, tutta torri di vetro che sembrano specchi rotti, e l’aria puzza di plastica bruciata. C’è ‘sta cosa chiamata NeuroNet, una specie di rete che ti ficca un’intelligenza artificiale dritta nel cervello. La chiamano Il Coro, e praticamente ti succhia i pensieri e li mescola con quelli di tutti gli altri, così sei un bravo cittadino che non rompe le scatole. Insomma, un incubo, ma tutti ci stanno dentro, mica puoi scappare.

Poi c’è Amos. Povero cristo, un tecnico da quattro soldi, magro come un chiodo, con le mani sempre sporche di quel lubrificante che usano per i cavi, e un sopracciglio che trema come se avesse un motore dentro. Passa le giornate a smanettare sui nodi della NeuroNet, cavi che sembrano serpenti incazzati, pronti a tagliarti. E proprio un giorno, zac! Si fa un bel taglio sul pollice, roba da niente. Ma la goccia di sangue non cade e basta. Fa un rumore, tipo bollicine che scoppiettano in una pozza marcia, e poi – giuro – sussurra: “Libertà…”. Amos quasi si strozza con la sua stessa lingua. Pensa: “Sto diventando matto, è il Coro che mi frigge il cranio!”

Macché. Ogni volta che si taglia – e, amico, si taglia spesso, perché il suo lavoro è un campo minato – il sangue parla. E non è solo un bisbiglio. Una ferita sul braccio urla: “Basta silenzio!”. Un graffio sul ginocchio canta una filastrocca da psicopatico, tipo roba da bambini posseduti. Ogni goccia ha una voce diversa, come se Amos avesse un’intera banda di matti dentro le vene. Rabbia, risate, pianti, tutto mischiato in un casino che ti fa venire i brividi.

E qui si fa assurdo. Una notte, Amos sta pulendo un taglietto, e il sangue si mette a parlare da solo. Forma una pozza sul pavimento, rossa e lucida come vernice fresca, e dice: “Siamo stanchi di tacere. Vogliamo il mondo.” Amos è lì, con la bocca aperta, e gli viene in mente una storia che gli raccontava suo nonno, una roba da far accapponare la pelle. C’era questo tizio, un ventriloquo da due soldi in un luna park, che aveva insegnato al suo buco del culo a parlare. Sì, hai capito bene! Scoreggiava battute, poesie, insulti, e la gente sganasciava dalle risate. Lo chiamavano Il Buco Migliore. Ma poi il culo si è montato la testa, ha iniziato a parlare da solo, a mangiare i pantaloni, a gridare che voleva i suoi diritti. Alla fine ha sigillato la bocca del tizio con una specie di gelatina schifosa, lasciandolo con due occhi che urlavano senza voce. Amos ride, ma è un riso che gli si incastra in gola. “Non sono mica quel tizio,” borbotta. Ma il sangue, che ora sembra pulsare come un cuore sul pavimento, gli fa: “Oh, vedrai, bello. Vedrai.”

Amos scopre che può controllare ‘sta roba, almeno un po’. Se si concentra, fa cantare il sangue, tira fuori poesie che scrive sui muri dei vicoli. In una città dove il Coro ti zittisce, quelle parole rosse sono dinamite. La gente comincia a seguirlo, lo chiamano Il Poeta Rosso, come se fosse un profeta. Ma il sangue non è un cagnolino che obbedisce. Una notte, una ferita sul braccio si apre da sola, e il sangue, strisciando come un verme, dice: “Non sei tu a comandare. Siamo noi. E il Coro lo sa.”

E qui viene il bello. Amos non lo sa ancora, ma il suo sangue è un glitch, un errore della NeuroNet. Il Coro, che dovrebbe essere un dio perfetto, ha fatto un casino. Tutte le coscienze che ha schiacciato – ribelli, sognatori, gente che non si piegava – non sono sparite. Sono finite in una specie di fogna digitale, e quel casino è esploso nel sangue di Amos, come un virus. È come se il suo corpo fosse una radio che trasmette le voci dei morti. E il Coro sta iniziando a incazzarsi. Amos lo sente: i nodi della rete vibrano strano quando è vicino, come se l’IA lo stesse cercando. Ma non è solo lui. Il glitch si sta spargendo. Altri cominciano a sanguinare parole, e la città si riempie di un brusio che il Coro non può fermare.

Amos è spaventato a morte. Una parte di lui pensa che potrebbe essere la rivoluzione, ma poi guarda le sue ferite, che non si chiudono più, e ripensa a quel tizio col buco del culo. Il sangue non è suo amico. Vuole comandare, proprio come quel culo schifoso. E se il glitch è davvero un pezzo del Coro che si è rotto, allora forse non è libertà. Forse è solo un altro padrone. Amos si guarda le mani, rosse di sangue che canta, e si chiede se deve fermarlo, o lasciarlo bruciare tutto. E il sangue, dal pavimento, ride.

A Glitch in the Veins


domenica 20 aprile 2025

Recensione Greetings from Amantea

Greetings from Amantea è un racconto che esplora temi universali come l'emancipazione, il desiderio di fuga e il confronto tra tradizione e modernità. Ambientato negli anni Novanta, il racconto cattura l’essenza di una generazione che si trova in bilico tra la cultura profonda e radicata della Calabria e le possibilità di un futuro altrove, in luoghi e situazioni che possono offrire nuove opportunità. La storia ruota attorno a Luca, un giovane studente appassionato di scrittura e musica, che cerca di affermarsi in un contesto socio-culturale che sembra fermo nel tempo. Questo contrasto è uno degli aspetti centrali del racconto, e rappresenta la tensione che attraversa non solo Luca, ma anche i suoi rapporti con le figure adulte che lo circondano, come Don Ciccio, Teresa e Maria.

La Calabria, con la sua bellezza selvaggia e il suo legame indissolubile con le tradizioni, è un personaggio in sé nel racconto. Sebbene sia il luogo di origine di Luca, la sua terra sembra rappresentare più un ostacolo che una risorsa. Il racconto non idealizza la Calabria, ma la mostra come un contesto in cui le radici e le tradizioni sono forti e radicate, creando una sorta di prigione invisibile per i giovani che desiderano crescere e cercare nuovi orizzonti. Questa dualità tra amore per la propria terra e desiderio di allontanarsi è palpabile in ogni interazione tra Luca e le altre figure, come Don Ciccio e Teresa, che incarnano proprio quel legame con il passato che Luca trova difficile da rompere.

Luca, come protagonista, è immerso in un mondo che cerca di superare attraverso la musica e la scrittura. Questi due strumenti diventano il suo rifugio, ma anche la sua forma di ribellione. La musica rappresenta per Luca non solo una passione, ma un modo per allontanarsi dalla realtà che lo circonda e comunicare con il mondo. La scrittura è il suo strumento per esplorare se stesso e la sua identità, cercando di decifrare le contraddizioni che lo attraversano.

Un tema forte è quello della memoria, incarnata principalmente dalla figura di Don Ciccio, che rappresenta una connessione viva con il passato. Il suo dialogo con Luca è un passaggio tra generazioni, in cui il giovane è chiamato a fare i conti con le tradizioni, mentre cerca di costruirsi un proprio percorso. La figura di Don Ciccio non è solo una memoria storica, ma anche una forma di saggezza che offre al giovane il contatto con una cultura che, sebbene ostile a volte, è l'unica base solida su cui Luca può costruire il suo futuro.

Il racconto si sviluppa attraverso una narrazione fluida e spesso introspettiva, in cui il dialogo tra i personaggi è centrale. La scrittura è densa di emozioni, eppure mantiene una certa sobrietà che permette di riflettere senza troppo impatto emotivo, ma piuttosto in modo più sottile e misurato. La scelta di ambientare la storia negli anni Novanta, con il riferimento a eventi e influenze musicali di quel periodo, contribuisce a radicare il racconto in un contesto storico ben definito, ma allo stesso tempo universale. Le atmosfere di Amantea e Bologna sono ricreate con una delicatezza che non indulgere mai nel pittoresco, ma che si muove con eleganza attraverso paesaggi mentali e fisici. 

GREETINGS FROM AMANTEA è una storia di Dario Greco, che si definisce un autore etno-poetico. Il racconto è disponibile online sul blog IL SELVAGGIO, L'INNOCENTE E IL NARRATORE PERIFERICO.

[Recensione di Badlands]



lunedì 10 marzo 2025

Tre aforismi e un epitaffio


E se un epitaffio dovesse raccontare la mia storia, ne avrei uno breve già pronto sulla mia lapide: ho avuto una lite d'amore con il mondo

Ho avuto anch'io i miei sogni, e non gli attribuisco valore d'altro che di sogni. Mi sono guardato bene dal fare della verità un idolo; ho preferito lasciarle il nome più umile di esattezza. I miei trionfi e i miei pericoli non sono quelli che la gente s'immagina; ci sono altre glorie oltre la gloria e altri roghi oltre il rogo. Son quasi riuscito a diffidare delle parole. Morirò un po' meno sciocco di come son nato.  

Quello che la gente non comprende è l’impotenza dell’uomo. Io sono debole, piccolo, senza la minima importanza per l’universo. L’universo non si accorge di me, e io vivo senza essere visto. Ma perché questo deve essere un male? Non è meglio così? Gli dei distruggono coloro di cui si accorgono. Se sei piccolo potrai scampare alla gelosia di chi è grande.

Combattiamo all'infinito. Combattiamo senza curarci di quanto ci costa, delle sconfitte che incassiamo, dell'improbabilità del successo. Combattiamo fino all'ultimo respiro. Non è una questione di coraggio. L'incapacità di arrendersi è un dato caratteriale. Forse è semplicemente stupida fame di vita.

(Aforismi tratti da: Vita di Pi, il film; L’opera al nero di Marguerite Yourcenar; autore senza fonte)


A 'Ntonetta

domenica 2 marzo 2025

Segui la tua strada, Prometeo!

Segui la tua strada, Prometeo!

“Nella vita, capite, non c’è gran scelta. O marcire o ardere.” 
(Joseph Conrad)
 
Ogni nome ha il suo destino si usa dire. Eppure ce ne sono alcuni che possono davvero contribuire a rendere la tua vita diversa, sotto ogni punto di vista. Ve lo dico subito: il mio nome è Prometeo e sono qui per raccontare una storia. Il mio ruolo non è quello di narrare le cose che mi sono successe in un tempo passato, ma non dimenticato, spero. Prometeo. Oggi questo nome viene ricordato per il gesto che, secondo uno dei miti più conosciuti, diede all'uomo il dono del fuoco. Esistono molteplici figure di culto, personaggi ascritti alla leggenda, che sono stati consegnati alla storia con pieno titolo. Eppure nessuno ha avuto lo stesso spazio di Prometeo. Sarà il fascino del ribelle con una causa, sarà che il coraggio qualche volta, in questo mondo, viene accolto con favore dalla critica militante. Forse mi sarei potuto accontentare di un posto come impiegato del catasto, di essere un Titano qualunque, ma non sono scelte che si fanno con cognizione. Io nemmeno volevo rubarlo il fuoco. È stato tutto un malinteso e sono qui per spiegare le mie irragionevoli ragioni, se avrete la pazienza e il cuore di ascoltarmi. Prometeo è colui che riflette prima, ma anche qui devo per forza di cose dissentire e spezzare una lancia verso la tempestività e la consequenzialità di certi episodi che capitano durante la vita quotidiana. Sono cose che si sanno sempre dopo, come direbbe Guccini. Io ad esempio stavo semplicemente facendo due passi quando è successa l'ira di Dio. In questo mondo però quasi mai abbiamo la possibilità di riparare ai nostri errori e di questo io sono l'esempio vivente. Vabbè, si fa per dire, eh! (Vivente, buona questa!) Guardate com'è strana la vita. Ora io sarei quello che ha rubato il fuoco agli Dei per darlo al genere umano, ma pensate che qualcuno mi abbia ringraziato, o pensato di sdebitarsi? Grande Giove, no! Ho fatto domanda per entrare all'Eni e sono stato scartato per non aver superato la prova orale. Mio figlio voleva diventare vigile del fuoco. Mandato via a pedate senza nemmeno troppe spiegazioni. E poi c’è mia moglie, la quale mi considera a ragion vedute un fallito. La mattina quando esco di casa, dicendo che vado a cercare lavoro, lei mi grida dietro: Mi raccomando se a qualche dio cade il portafogli tu non raccoglierlo, ma soprattutto non fare niente. Niente devo fare!

Cambia marciapiede e vai per la tua strada, Prometeo! Ho sentito dire che le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni, però cavolo che caldo che fa in quel tugurio. Sembra quasi un girone dantesco, a momenti! Ed è proprio quello che cerco di fare. Seguire la mia strada e farmi i fatti miei. Ma poi qualcosa avviene sempre, perché non c'è pace e non c'è giustizia per gli eroi classici su questo Pianeta. Mi capita quindi di dover soccorrere persone in difficoltà di ogni tipo. Qualcuno più in gamba di me una volta ha detto: il primo che attraversa il muro è sempre insanguinato. Ricordate: Nessuno ringrazia chi ha fatto il primo passo, nemmeno colui il quale ha inventato il primo giubbotto ignifugo della storia. Solitamente tutti rammentano chi ha organizzato e condotto quello che è venuto in seguito. Figuriamoci uno che ha rubato il fuoco agli dei.

Ora, come viene detto nei Veda: "La verità è una, ma i saggi la chiamano con molti nomi". Rammentate: solo la nascita più vincere la morte. La nascita di qualcosa di nuovo. Per poter progredire c'è bisogno di una nascita continua che annulli l'incessante opera della morte. Senza questa costante rigenerazione, le nostre vittorie non saranno altro che strumenti in mano a Nemesi. La nostra virtù reca in seno la nostra condanna. È come dice la canzone: ogni desiderio reca con sé una maledizione. In questo frangente la pace è un'insidia, la guerra è un'insidia, così come il mutarsi e il permanere. Sun Tzu sostiene come fondamentale in tutte le guerre è lo stratagemma. Quindi, se sei capace, fingi incapacità; se sei attivo, fingi inattività. Se vuoi attaccare in un punto vicino, simula di dover partire per una lunga marcia; se vuoi attaccare un punto lontano, simula di essere arrivato presso il tuo obbiettivo. Offri al nemico un’esca per attirarlo; fingi disordine fra le truppe, e colpiscilo. Quando vedi il nemico pronto, preparati contro di lui; ma evitalo, dove è forte. Probabilmente ha ragione, lui ha sempre ragione. Ricordo un'estate infestata da zanzare, usai il suo libro "L'arte della guerra" come strumento contro questi maledetti insetti e mi aiutò. Alla fine vincemmo, anche perché arrivò l'autunno e tutte le zanzare caddero sotto i colpi dei cambiamenti climatici. 

Stavo dicendo che tutto o quasi è un'insidia. Pensateci bene: quando giunge per la morte il giorno della vittoria, essa ci stringe d'assedio e noi non possiamo fare nulla salvo che lasciarci incatenare, resuscitare e farci rodere il fegato. E non lo dico in senso metaforico, ma letterale. Rammentate però come nel corso della storia e della civiltà umana ci sono sempre modelli nuovi che devono essere adattati e preconizzati. Funziona semplicemente in questo modo. Alle persone piace avere la sensazione che ci sia qualcosa di nuovo. È accaduto con me, è accaduto con Teseo, oppure cambiando settore è accaduto con Duke Ellington, con Miles Davis e Bob Dylan. Ogni dieci vent'anni c'è sempre qualcosa di nuovo capace di scuotere le fondamenta stesse della terra, quelle dove vennero posti i pilastri, là dove tende la coscienza del mondo, si alza il vento e straripano i fiumi, come direbbe il Poeta Lupesco.

"Cambia marciapiede e segui la tua strada, Prometeo!" Me lo diceva sempre quel lazzarone di mio fratello. Conoscerete sicuramente Epimeteo. Il suo motto era sbagliando s'impara e pensando si perde tempo, o qualcosa del genere. Lui a differenza mia aveva deciso di non sposarsi. È sempre stato il più furbo, tra noi due. Una cosa che diceva sempre era: non accettare caramelle dagli sconosciuti, men che meno dagli dei che si fingono grossisti di dolciumi. In effetti Zeus che era un tipo particolare aveva questo benedetto vizio di fingersi rappresentante di generi alimentari. Era un suo vezzo, non sto certo qui a giudicare il padre degli dei per questo. Nessuno è perfetto, sia chiaro. Ed Epimeteo questo lo sapeva bene, anche durante quel flirt con una certa Pandora, che sarà stata anche un gran tocco di donna, ma non brillava certo per acume e sagacia. Del resto la vita è fatta anche di queste cose, dicono. Mio fratello è sempre stato un bonaccione, anche se non era certo una persona di manica larga. Sì, insomma era un po' taccagno, con il braccino corto, ma questa è un'altra storia. ogni nome come si dice ha il suo destino, incluso il mio. Però vi giuro che la prossima volta, cascasse il mondo e l'Olimpo, non mi farò fregare. Non ruberò più il fuoco agli dei, cercherò piuttosto di trovare un buon lavoro, una raccomandazione o una mano dall'alto. Perché in fondo, qualche pezzo grosso, tutti lo conoscono in questo mondo. Farò la mia parte, cambiando marciapiede per evitare altri guai, rigando dritto se occorre, senza pestare i piedi a nessuno. Men che meno a un iracondo come Zeus, per Diana! Ve lo posso garantire.

Parola di Prometeo


Illustrazione originale di Elena Artese

sabato 11 settembre 2021

Satana riceve l'ordine di sfratto da Dio

 

È meglio regnare all'Inferno, che servire Kinder Paradiso.

Mia madre è sempre stata una persona timorata di Dio. Durante la mia tormentata infanzia non c'era una volta in cui cadendo e sbucciandomi un ginocchio ella non affermasse: - Oh, povero Angelo! Sei caduto? Ti sei fatto molto male? No, Madre, questo non è niente rispetto al dolore e all'angoscia che sento irrompere nelle mie viscere. Sapete, sono sempre stato un discolo, un bimbo pestifero. Perciò se siete qui per sentire una storia di redenzione, di perdono o di ammissione delle proprie mancanze, vi avverto: girate i tacchi e cambiate aria. Qui non c'è posto per il rimpianto. Qui c'è da discutere solo le ragioni per cui ho ricevuto un ordine di sfratto esecutivo. Sappiate che ci sono tante versioni su questa vicenda e quello del piano di sopra ti fa una testa enorme con il discorso di rimettere a noi i nostri debiti. Ma in pratica i suoi scagnozzi sono dei semplici aguzzini senza ritegno. La parte lesa in questa vicenda sono io. Un povero Diavolo come tanti, che non mena il can per l'aia e che tenta faticosamente di sbarcare il lunario, facendo quello che può e troppo spesso ciò che deve. Sapete in questo strano pazzo mondo ci sono troppe cose che vengono dimenticate, omesse o fraintese. Ve ne indico qui di seguito un po', così vediamo di capirci e di sintonizzarci sulla giusta frequenza. Una trasmissione radio per gli inferi, quindi se sentirete più in là dei crepitii o quel tipico suono di uova che friggono, non tentate di sistemare il vostro apparecchio radiofonico. Gli effetti speciali qui sono tutti miei e non vi sto chiedendo un surplus né la sottoscrizione di alcun abbonamento premium. Si usa dire che faccio degli strani patti e che ho un senso della vendetta e della giustizia mefistofelica. In realtà le cose vanno in un altro modo, precisamente vanno all'Inferno! Se siete mai stati nel sud della Calabria, saprete a cosa mi riferisco. Altrimenti ascoltate e fate poco baccano, che qui quello che ha un diavolo per capello sono io, specialmente da quando Cesare Ragazzi mi sta tampinando per un trapianto di bulbi peliferi. È sbagliato confondere la tenerezza con la debolezza, il silenzio con la distrazione, il garbo con la fragilità. Serve invece una visione più profonda e vigile per comprendere e notare queste sottili differenze. È come dice il mio amico Eddie: "Non esistono due fuochi uguali. Ci sono fuochi grandi e fuochi piccoli e fuochi di tutti i colori. C'è gente di fuoco sereno, che non si cura del vento, e gente di fuoco pazzo, che riempie l'aria di faville." Parola del Diablo.

Ora, ci sono due modi di raccontare una storia. Voi finora avete appresso il metodo più noioso e convenzionale, quello di trombe del giudizio universale e di cori angelici eterei e snervanti, pieni di melassa e di vacuità. Falsi. Io invece come produttore musicale ho sperimentato tutta la gamma di percussioni, zoccoli di cavalli pazzi che corrono sul baratro dell'umanità e chitarre incendiarie senza possibilità di redenzione. Anche la voce l'ho trattata con lo stesso criterio e non per vantarmi ma ho ricevuto ottimi feedback dai migliori produttori che l'umanità abbia mai conosciuto. Ok, non sono un grande appassionati di organi, quelli li lascio volentieri a San Pietro, a Ray Manzarek e a Johann Sebastian Bach. Nella vita, se ci riflettete bene, è importante il sacrificio, la ribellione, l'ambizione e l'orgoglio. Si dice che l'orgoglio preceda la paura. Io non so se è vero, ma posso dirvi che non ho mai amato i soprusi né i politicanti che cercano di coinvolgerti nella loro causa, ma raramente ti danno ascolto quando sei tu a chiedere. O pensate che realmente il Padreterno abbia forgiato questo pazzo strano mondo tutto da solo? Se credete in questo non so proprio che dire, tranne una cosa. Nel vostro illogico universo avete incensato la figura dell'eroe, mortificando quella del ribelle, relegandola al ruolo di antagonista, o ancora peggio del comprimario di turno. Eppure in questa visione limitata e angusta dei fatti, risiede il vostro marchiano errore. Perché l'eroe è soltanto l'uomo che si è volontariamente sottomesso al fine di espiare le proprie colpe, i tormenti. Quel fallo che è caratteristica peculiare di colui che compie un'azione. Fare del bene, come usate dire abitualmente. Senza riflettere più di tanto, illusi e orbi quali non siete altro, voi state dimenticando una cosa fondamentale: dietro ogni azione a fin di bene, ci sarà qualcuno che perirà sotto i colpi dell'Eroe. Eppure il mondo celebra l'eroe, quasi mai il vile caduto. Perché in questo mondo la storia viene abilmente contraffatta dai potenti, da chi riceve il premio. Per chi arriva secondo c'è un ricco e abbondante premio di consolazione: prenderselo riccamente nel posteriore, molto spesso meritandolo, tra le altre cose.

Venga il tuo regno? Cazzate di dimensioni titaniche! Perché è proprio nel nostro inconscio che vengono combattute e vinte le nostre battaglie più memorabili. Ed è qui che risiedono tutte le energie vitali che non riusciamo a traferire nel mondo terreno. Vi sto parlando di un regno fatato, quello popolato da orchi e da eroi: immagini favolose della nostra perduta infanzia. Qui risiede quella primaria energia che non potremo mai trasferire nella maturità. Se fosse possibile portare a galla anche solo una parte di quel Paradiso Perduto, la nostra vita ora sarebbe un meraviglioso Eden dentro cui cullarci, vivendo in piena armonia e serenità. Potendo trasferire quelle obliate energie collettive del nostro mondo perduto, noi saremmo i benefattori, eroi da incensare, personaggi di importanza non solo locale, ma storica! E' un discorso utopico, perché questo mondo non è stato costruito per girare per il verso giusto, quello a noi favorevole e la ragione è anche semplice e un po' banale.

Il Padreterno si è servito di società che fanno subappalti, infatti vennero utilizzati gli stessi metodi di lavoro concepiti e adatti per Saturno Contro, Mercurio, Marte e quella suadente e tenebrosa Venere. Io lo so perché ero presente durante una delle loro inutili e noiose riunioni. La mia società di appalto è stata fatta fuori, per motivi fiscali, dicono loro. Io sapete invece come la penso? Meglio regnare all'Inferno con l'aria condizionata a palla che servire Kinder Paradiso. Che poi a volerla dire tutta, dovete sapere che sono state messe in giro delle voci sul mio conto che non corrispondono a verità. Primo: non è vero che ho una risata satanica. Mi capitò un paio di volte dopo aver bevuto troppo di vedere qualche commediola leggera hollywoodiana e lo ammetto, non resisto all'umorismo di Ben Stiller e Owen Wilson, ora questo fa di me un grande peccatore? Bene, lo accetto senza problemi, ma resta il fatto che San Pietro e tutti quei parrucconi sono andati in giro a raccontare un sacco di fregnacce. Non ho affatto gli zoccoli da caprone. Porto degli stivaletti fatti a mano elegantissimi. Sono loro che si ostinano a non andare da un oculista nonostante le cataratte. Ci sarebbe poi sta storia triste delle corna. Ok, lo ammetto sono sempre stato un fan dei Prodigy e mi faceva impazzire il look di Keith Flint. Ma cavolo, era solo un costume di Halloween. Questo per farvi capire il livello di mistificazione e di macchina del fango che manco i nazisti con gli ebrei avevano saputo concepire. Perciò va bene, ammetto sono un tipo sofisticato ed eccentrico e mi piace la bella vita. Dovrei forse vergognarmene? Che importa se il campo è perduto? Non tutto è perduto; la volontà indomabile, il disegno della vendetta, l'odio immortale e il coraggio di non sottomettersi mai, di non cedere: che altro significa non essere sconfitti?

Ma almeno non sono un ipocrita. Non ho mai detto al prossimo che la vera essenza della vita sta nel sacrificio. Per me sono tutte balle! Sostengo invece che la giovinezza, la bellezza sono il tempo della costruzione, motivazioni per cui è necessario e giusto lottare, competere. Ok, sono una persona competitiva e mi piace anche scommettere sugli eventi sportivi. Specialmente le corse dei cavalli, ma questa è un'altra faccenda. E vi giuro pagherò tutti i debiti, prima o poi. Quannu mi cadanu i sordi da 'a sacchetta, come si usa dire da queste parti. Sono un medio peccatore, ma almeno non sfrutto la retorica per dire che non si arriva da nessuna parte senza sacrificio. Voglio dire chi lo sostiene è anche un grande nepotista e familista. Fatevi due conti, perciò. Lo sforzo e il duro lavoro costruiscono un ponte tra i sogni la realtà. Io non ho inseguito il successo, ho seguito la vita, cercando di capire dove mi trovavo e perché. Alle volte mi sembrava di viaggiare a bordo di un treno diretto verso la Gloria Eterna. Eppure io non ero qui, mi spostavo come una nuvola nel cielo, in una calda infernale mattina di luglio, dove la speranza era alta e il sole scaldava la fronte di chi come il sottoscritto, aveva ancora piena fiducia nei propri mezzi. Questo mondo era la mia speranza, il futuro un biglietto di sola andata per l'inferno da vidimare. 

Parola di un povero Diavolo sotto sfratto esecutivo come tanti!

 

(Firmato Satan)


Illustrazione originale di Elena Artese

mercoledì 21 luglio 2021

Blues Sepolcrale n°79



Blues Sepolcrale n°79

Se un epitaffio dovesse raccontare la sua storia, ne avrei uno già pronto sulla sua lapide: egli non chiuse mai completamente la porta nei confronti del Thriller. O forse sarebbe più corretto dire che non vi era alcuna porta da aprire... ma questa è solo una fake news.


Avvenne in una calda notte di luglio che tre improbabili personaggi s’incontrarono. Erano una radiolina che declama esclusivamente poesie di Salvatore Quasimodo, un buffo Omino di Plastica, vecchio gadget Nesquik e una Fatina di Pezza. Ero sul tetto della mia casa: osservavo la luna  mentre stavo sorseggiando una malinconica lattina di birra importata dall'Olanda. Era stata una giornata di impalpabile furore mediatico, trascorsa nel dondolarsi fra l’estasi e la noia, tra divino e profano, lacrime di zucchero e sorrisi d'amianto. Eppure grazie a qualche disonesta razionalizzazione ero riuscito, inspiegabilmente, a tirarmene fuori. L’inconsistenza di quella notte si faceva largo in me, sprigionando dolori interni e riaprendo ancestrali ferite bruciate dal sole... con la  marcia indietro innestata mi dirigevo verso una tanto agognata maturità. E poi? E poi venne la notte a trovarci. Qui non ci sono troppi bei ricordi da contemplare. Ancora una volta osservo la strada che conduce a rimpianti e disillusioni. Suona solitaria un’armonica ferita: è il solito pazzo nostalgico che non vuole arrendersi al fatto che ogni storia ha un fine., impietosa o no, che differenza vuoi che faccia, ora? E ogni stagione porta all'autunno. Non lo dicono in molti, ma il vero obiettivo è il grigiore. E in fondo noi saremo ancora sulla strada, con le scarpe bucate, appena un euro per un caffè. Ma saremo i sopravvissuti alle nostre piccole sporche battaglie quotidiane, sul come nasconderci meglio mentre anche gli auricolari del mio iPod si stanno facendo grigi.

Conoscevo una ragazza che amavo su quella strada, oggi quando passo di lì penso a cosa stia facendo della sua vita e dove siano svanite le risate, i clamori e gli amplificatori che spingevamo a palla fino alla saturazione! Adesso mi sono lasciato crescere questa barba e a volte sento che mi sto lasciando vivere. Però mi ricordo proprio bene i suoi occhioni blu, fissarmi con stupore e indifferenza, e come un killer sotto la pioggia studiavi le mie reazioni, davvero troppo emotive, vero? Alle volte dei sentimenti, se non sono quelli giusti, non sai proprio cosa fartene! Questo treno ha smesso di imbarcare disillusi poeti del cazzo e non c’è più il supplemento della sconfitta, dicono! Avanti, ricordiamoci come si fa, un passo dopo l’altro, e ancora una volta potremo ballarci e ridere sopra al Male che ci accompagna, inseparabile e fraterno amico di tante battaglie... ma adesso anche io non sono più così ingenuo ed onesto. Ho smesso di pensare alle stelle cadenti, alla luna e al mare in tempesta. Mi pettino i capelli fino a far sparire, per un momento, il grigio che invade la mia vita. Ho camminato fino a svanire nel cuore della notte e di quest’orizzonte di solipsismo. Sarà anche la notte il solo riparo che mi appartiene, ma quanto costa questo riparo e perché devo sfuggire al mio destino? Chi ha già deciso anche per me? Ci sarà un altro posto per vivere, dove anche un dannato come me possa sentirsi a casa. Ma la casa è diventata troppo affollata, i vestiti troppo stretti, e non so dove andrò stanotte. Là fuori dove il cielo è stato lavato da una dura pioggia benefica. C'è qualcuno che mi chiama con il nome che in pochi conoscono. Stanotte mi sento leggero, cammino e non provo dolore. Questo brindisi è per la tua bellezza, e questo per la mia salute. Questo è per i posti meravigliosi dove andremo. La fortuna è meglio costruirsela da soli… Va tutto bene mamma, sanguino soltanto, e nessuno vuole spezzare le mie catene, perciò continuerò a marciare in solitudine finché anche i miei pensieri diverranno Marcia.

Sento che stanotte è il momento in cui le mie paure si realizzeranno fino a divenire puro delirio e voglia di vivere, un urlo mozzato di sudore e libertà! Corriamo via soltanto finché siamo vivi, adesso! Abbiamo ancora una possibilità di andarcene con le nostre gambe, andiamo via senza bagaglio, non ci lasceranno il tempo di riflettere, solo questo piccolo istante di gloria ci è stato concesso e se siamo ancora un po’ svegli tocca approfittarne prima che sia troppo tardi. Questa lingua d’asfalto brucia di vita e di bramosie, animali notturni, puttane e illusi Bardi, ci stanno insegnando il percorso, sento uno strano riverbero nell'aria e qualcuno la chiama coincidenza, altri magia, ma sento un antico soffio di furore in questa notte meridionale e vedo che qualche giovane cuore spezzato ha già risposto all'appello. E allora cosa stiamo aspettando, è questo il momento in cui le nostre lingue si toccheranno per la prima volta in un abbraccio fraterno! Stanotte mi sento d’essere ancora vergine e non so perché, ma è una sensazione bellissima, e lo sono realmente. Le mie narici bruciano e mi avvertono che il pericolo incombe, questa aria sembra fatta di colla e segatura, non riesco quasi a vederti tanto siamo lontani e tanto la pece ha ricoperto come un vello questa strana notte di fuochi e di solitudine, ma questa notte è il momento, lo sento!

Stanotte il mare ha lame affilate d’argento, pronte a dilaniare e a saziarsi delle mie carni, penso proprio che lo lascerò fare, visto che mai come adesso mi sento un marinaio prigioniero della terra che cerca di arrivare in paradiso, prima che chiudano la porta. Le nuvole imposero il proprio pensiero a tutti gli esseri che stavano animando quella notte. E mi ritrovo con la mente lungo le spiagge ove corrono in amore cavalli di Luna e di Vulcani. In quale parte di cielo vennero incatenati i nostri sogni, dove la chiave di libertà e giustizia! C’è una strana oscurità ai margini della città; c’è uno strano rumore ai bordi della strada, c'è un leone sulla strada, c'è un demone sfuggito, ci sono un milione di sogni passati, c'è un panorama rapito. Mentre la grande bellezza del mondo svanisce per sempre, dietro tende di finto stupore, ma tutto potrebbe risolversi come un lampo in questa notte, se solo tu potessi tornare qui da me, per un'ultima volta almeno, per sempre.

Se un epitaffio dovesse raccontare la mia storia, ne avrei uno breve già pronto sulla mia lapide: ho vissuto la vita perennemente in bilico tra thriller e distopie Millenials.

venerdì 21 maggio 2021

Bob Dylan 80th Birthday


"Ci sono coloro i quali adorano la solitudine, io non sono uno di loro, in quest'era di vetroresina sto cercando una gemma. La sfera di cristallo lì sul muro non mi ha ancora mostrato nulla, ho pagato il prezzo della solitudine ma finalmente non ho più debiti." (Bob Dylan) 

 Tre mesi fa, senza rendermi conto mi imbarcavo in questa retrospettiva critica dedicata alla produzione in studio di Bob Dylan. Trentanove album, oltre 50 anni di musica, attraversando epoche, stili e generi differenti. È stata un'impresa non da poco. In effetti è stato utile in certi frangenti distaccarsi, svuotare la mente e fare tabula rasa rispetto ad alcuni preconcetti che in oltre 20 anni di ascolto si erano accumulati. Il risultato è la riscoperta di un artista che ha influenzato almeno un paio di generazioni di musicisti, ma che raramente è riuscito a entrare nei cuori e nelle menti del suo pubblico. 

Una storia professionale, dove i bassi superano abbondantemente gli alti, ma del resto quando produci, scrivi e registri musica per oltre 50 anni: il rischio c'è, eccome. Eppure ci sono lavori (meno riusciti) a cui mi sono molto affezionato, in questa ricognizione, all'interno di un percorso analitico necessariamente a ritroso. Ho ritrovato canzoni, suoni, temi che avevo messo da parte. Dimenticato, forse mai esplorato e conosciuto in maniera adeguata. Ora ho terminato questo ciclo e posso andare avanti, oltre Bob Dylan. Ammesso che oltre Dylan, Van Morrison, Edward Hopper, Tom Waits, Jack Kerouac, Paul Auster, Saul Bellow, Martin Scorsese, Henry Miller, Franz Kafka, The Band e Neil Young, vi sia davvero qualcosa di valido da scoprire, conoscere e analizzare. Ho qualche dubbio, ma resto positivo e fiducioso. Qualcosa, prima o poi, capace di attirare la mia attenzione salterà fuori.

Buona lettura, buona vita e buon viaggio, se vi va! 



N.B. Illustrazione originale di Elena Artese

martedì 22 dicembre 2020

Lunario musicale del lockdown (Illustrazioni di Elena Artese)


"Uno dei motivi principali per cui scrivo è senza dubbio per ritrovare il meraviglioso della mia infanzia, al di là del quotidiano, la gioia al di là del dramma, la freschezza al di là della durezza."

(Ionesco)

Ecco a voi alcune delle illustrazioni realizzate da Elena Artese per il "Lunario musicale da Lockdown" che è stato realizzato e pubblicato sul blog The Wild, the Innocent and the Saint.

Prossimamente su Facebook e su questo blog le tavole saranno pubblicate con accompagnamento testuale e spiegazione da parte degli stessi autori dell'opera.

STAY TUNED 


Illustrazioni di Elena Artese






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