lunedì 1 dicembre 2014

Prime Mattine: alla ricerca della serenità di Piero Angela


Le strade deserte in un’alba autunnale sono tremendamente malinconiche. Una foglia gialla sul ciglio della strada copre una lattina di coca cola vuota, anche quella è piuttosto malinconica. E il sole non esce ancora, però è giorno, un freddo giorno come tanti altri. Un giorno in cui anche tu ti senti come tanti altri.

Ti svegli, ti alzi, fai colazione, ti vesti come avevi pensato la sera prima, e poi via per raggiungere qualcosa, per conquistare soddisfazioni durature per una vita che non dura o per trovare l’amore vero che forse non verrà mai perché te lo sei fatto sfuggire chissà quando e chissà perché.

E’ una cosa troppo melodrammatica? No perché le romanticherie di stagione mi irritano come immaginare il risveglio di Lapo Elkann in un albergo di lusso con accanto una modella croata, raccattata in qualche festa di amici, che si domanda quanti danari potrà estorcere al coglioncello  italiano vestito alla cazzo, ma tanto simpatico. O magari mi sbaglio e lo ama davvero. In ogni caso entrambi si svegliano insieme.

Stare con qualcuno è importante. Ci pensavo l’altro giorno quando ho visto il tipo che vende le rose. Non mi ha considerato proprio, tutte le sue attenzioni erano per una coppietta lì vicino. Allora ne approfitto per rivolgermi a lui, che sicuramente andrà a leggere questo post. Beh caro il mio indiano di merda te lo voglio proprio dire: le rose non le avrei comprate ma una cinquantina di centesimi te li avrei mollati lo stesso. E invece tu hai preferito la coppietta.

Comunque ‘sta storia delle anime gemelle  a me è sempre puzzata di cazzata: al mondo siamo sette miliardi e per quanto mi riguarda la mia anima gemella potrebbe anche essere nata in Guatemala ed essere morta da cinque anni che manco Carramba che sorpresa o Stranamore gemellati e condotti dal mago Otelma, in prima serata su La 7,  potrebbero riuscire a farmela incontrare.

Per il resto è mattina ed ogni mattina da un po’ di tempo a questa parte mi sto abituando a fare colazione. Mi dicono sia importante. Così, appena alzato, vado in cucina e con il sonno negli occhi addento un cornetto preso la notte prima. Poi mi viene sete e vado a bere un po’ di latte freddo dal frigo.

Oggi per sbaglio ho preso un bricco simile a quello del latte, era il  tavernello del mio coinquilino. Dopo il primo sorso ho capito il senso della vita che riassumo in due parole: NA MERDA.
Ma vi pare che a vent’anni io non riesca ancora ad essere felice? Non dico la felicità assoluta, ma mi basterebbe, per iniziare, quella felicità che aveva Gerry Scotti quando conduceva Chi vuol essere milionario e aveva davanti dei giovani e preparati laureati che sbagliavano la domanda da 300 “euri”. Mi basterebbe la felicità e la serena pacatezza che ha Piero Angela nelle puntate di Superquark prima di lanciare i documentari.

E invece niente, devi andare avanti fingendo, indossando la maschera dell’indifferenza e di chi scherza dalla mattina alla sera, allegro e scanzonato. Ma non sono triste (meglio ripeterselo). Basta abituarsi. E basta anche essere consapevoli che si perdono i sentimenti, l’entusiasmo, le belle cose, e i rapporti con le persone. Magari quelle persone che per un breve periodo avevi cominciato a sentire tutti i giorni e che adesso per non dare fastidio saluti solo timidamente da lontano.
Non le cerchi,  perché forse non hai più la possibilità di parlargli liberamente, ti senti a disagio perché pensi che uno come te potrebbe dare solo scocciature o disturbare. Vedete:ci si può lasciare bene e ci si può lasciare male: il problema di fondo è che comunque ci si lascia.

Non si ride, non ci si bacia, non si fa più l’amore, non si condivide qualche momento insieme. Così ti appunti sul promemoria del cellulare che ci sono persone che passano nella tua vita solo per ricordarti che il meglio è altrove e che per loro non sei tu. E quindi niente, il cuore si deve riabituare ai suoi spazi: ritorna ad essere un albergo dalle stanze sfatte. Fortuna che il sole del pomeriggio, quando non piove, colora un po’ ogni cosa riuscendo ancora a farti sorridere, come quando da bambino vincevi le biglie dei tuoi compagni… anche se a me capitava solo quando tutti erano ubriachi.

un racconto di Danilo Russo

Nessun commento:

Posta un commento

Facebook

Facebook
LA PAGINA DEL MALE