giovedì 26 marzo 2020

Dieci serie tv da vedere durante la Quarantena


Dieci serie tv da vedere durante la quarantena - Prima parte


Premessa doverosa dopo il pezzo sui film covid19:

Le scelte sono ovviamente dettate dal gusto personale di chi scrive. Non hanno pretese di completezza non essendo chi scrive onnisciente. Diverso il discorso dell’analisi dei singoli progetti. 
Non sono un amante delle serie. Lo premetto subito. L’esplosione di entusiasmo per la serialità in tempi attuali non mi coinvolge. Così come, molte delle serie che vengono definite già di culto, mi lasciano indifferente se non annoiato. Il concetto è, per me, semplice. Una storia, nell’ambito filmico, ha bisogno di un tempo per essere raccontata. Il tempo non è una scelta dell’autore, checché lui ne possa pensare, ma dipende dalla storia stessa. Ci sono storie che si raccontano in 30 secondi. Alcune in 5 minuti. Altre in 90 minuti. Raramente una storia ben narrata ha bisogno di più di 120 minuti.
Una rara eccezione, ad esempio, è Breaking Bad, serie che necessitava (eccetto un paio di eccezioni evidenti) di tutto il tempo che si è presa per far sì che il racconto fosse completo.
Molto spesso è un voluto allungamento di un brodo che tendenzialmente piace a chi mastica poco il cinema. Questo discorso ovviamente non vale per quelle serie in cui i personaggi hanno un ruolo (il poliziotto, il medico, ecc) ed affrontano quotidianamente nuove sfide. Anche se, pure in quest’ambito ci sarebbero da fare delle distinzioni fra chi ha usato delle efficaci maschere per non far vedere che stava costruendo una telenovela.

Ma ho parlato abbastanza. Ecco cinqueseriecinque che sono piaciute ad uno che non ama le serie.

1) Dead set

Lo so. Sempre con sti zombie. Ma regà che ci posso fare. Gli amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ti mordono. Serie ormai datata (risale al 2008), che ha nella brevità (soli 5 episodi) il suo punto di forza. Oltre ad un’ottima storia, degli ottimi attori e degli effetti speciali niente male. Scoppia un’epidemia zombie nel regno unito. I concorrenti del grande fratello ne sono ignari fino a quando le cose non cominciano ad apparire strane anche a loro (mancanza di dirette, la produzione che non dà cenni di vita(ahahaha) ecc.ecc.). I “reclusi” televisivi potrebbero essere gli ultimi sopravvissuti (chi faceva questa battuta in questi giorni sappia che era meno originale di un cantautore indi(e) ). Ma, ovviamente, il campionario vario di umanità lì raccolta vedrà le cose svilupparsi in maniera diversa.
Il grande pregio della serie è l’analisi di tutto ciò che ruota attorno al fenomeno del reality, dalla macchina produttiva, alle famiglie dei partecipanti ai tecnici che convivono, seppur separati, nello stesso spazio ristretto dei concorrenti.
Breve ma intenso.

2) Utopia

“Where’s jessica hyde?” Se vi fanno questa domanda non state passando un bel momento. Altra serie con un po’ di anni alle spalle. Trasmessa nel 2013 e chiusa dopo solo due stagioni, Utopia è un magnifico orgasmo per tutti i complottisti del mondo. Che raccoglie trasversalmente tutte le leggende che fanno parte del credo di questi adorabili mentecatti. Così come ne riprende anche gli esponenti tipici, dal nerd disadattato all’ignorante patentato. Cinque persone molto diverse fra loro, accomunate dal solo fatto di possedere una copia di una rarissima graphic novel, “The Utopia Experiment”, si ritrovano perseguitati da un’organizzazione chiamata The Network (lagggentevuolesapere!!!), che ha come piano uno sterminio di massa (vi ricorda qualcosa? Ecco…vedetevi la serie.).  Nel fumetto sarebbero rivelate tutte le modalità ed i punti cardine del piano e dell’organizzazione. Quindi chi ce l’ha deve morire. Se la cosa vi ricorda il famoso gioco di carte “The illuminati” siete dei complottisti! La serie ha il suo punto di forza nei personaggi, in quella freddezza tipica delle serie britanniche (che riescono solo per questo ad essere sempre superiori alle serie americane) ma, soprattutto, nella totale assenza di flat characters. Nessuno dei personaggi che si vedranno nelle due stagioni rimarrà uguale a sé stesso. A tutto ciò va aggiunta un’estetica che farà scuola da quel momento in poi per altre serie e videoclip ben più noti. Il programma è stato ovviamente cancellato dai poteri forti. O perché non aveva grandi ascolti. (chissà se oggi con internet si riuscirebbe a convincere la produzione a fare un’ultima stagione).
Scegliete voi!


3) Preacher

Amo moltissimo il fumetto di Ennis e Dillon da cui questa serie è presa. L’ho vista appena uscita e ne ero rimasto molto deluso. Già alcune scelte di cast mi avevano reso pesantemente perplesso. Ma l’inizio, per chi è un cultore del comic, è stato deludente.  Dopo anni gli ho ridato una possibilità. Devo ammettere che mi ero sbagliato. La serie è fedele allo spirito del fumetto (e qui non si può che ringraziare Seth Rogen che ha fortemente creduto nella serie, insistendo per produrla), ma è una cosa parzialmente diversa, com’è giusto che sia. Molte cose cambiano, rendendo anche i personaggi più credibili rispetto alle “figurine” alla John Wayne che quell’esaltato di Garth Ennis aveva creato. La cosa che più ho amato è che non si lesina nulla. C’è tutto ciò che doveva esserci. Violenza, sangue, blasfemia e azione. Tutto ben fatto e ben dosato. Se proprio questo non vi basta e volete uno stralcio di trama sappiate che parla di un potere, “Genesis”, sfuggito dal paradiso per possedere Jesse Custer, predicatore in piena crisi di fede. Un potere talmente forte da spaventare Satana ma persino Dio in persona. Anzi, in tre persone. Ma non il Santo degli Assassini. Anche questa serie stava per essere cancellata. Ma a furor di popolo internettiano è stata portata a compimento con la quarta ed ultima serie!

4) The Boys

E riecchilo! Altra serie ispirata ad un fumetto di Garth Ennis (vedi su). Purtroppo non conosco l’originale a vignette (ma provvederò…oh se provvederò). Finora ferma alla prima stagione. A breve, si spera, dovrebbe uscire la seconda parte. In un mondo in cui i supereroi esistono, ma sono gestiti da un’agenzia privata, qualcuno “ogni tanto” perde un proprio caro nelle azioni di emergenza di questi nuovi dei. Qualcun altro non ci sta. E decide di dare filo da torcere a questo sistema in un mondo para-nazista. In cui, però, i buoni sono per la società i cattivi ed i cattivi sono i buoni. Già nella prima serie c’è di tutto. Quesiti sul libero arbitrio, operazioni di promozione di facciata per coprire quintali di escrementi governativi, analisi delle motivazioni strettamente personali che spingono i singoli personaggi. Il tutto condito col solito piglio di Ennis. Il che, come detto, vuol dire, sarcasmo, rifiuto del potere misto a machismo ed antimachismo ed eroismo ed antieroismo. Insomma tanto sangue e tante chiacchiere. Con discorsi a là Tarantino (che sono ispirati ai fumetti di Ennis, quindi coevi o precedenti a quentino) incredibilmente divertenti. Dopo un discorso mi sono mancate persino le Spice Girls. Ho detto tutto.


5) Z Nation

Dagli zombi siam partiti e con gli zombi finiamo. Chi la conosce sa perché bellissima. Per chi non la conoscesse è una serie prodotta dalla Asylum (nota per i suoi prodotti low budget volutamente al limite del ridicolo) per la rete americana SyFy andata in onda dal 2014 al 2018. Ben cinque stagioni. Nata come versione scrausa di The Walking Dead ne ha ampiamente sorpassato la qualità sotto tutti i punti di vista. Non mi soffermerò qui sul perché TWD è una pessima serie, ma basterà dare una scorsa ai motivi per cui Z Nation è una bella serie. La trama è inizialmente semplice. Anzi di più. Una fotocopia di TWD. Un gruppo di sopravvissuti si ritrova assieme allo scoppiare di un’epidemia zombi. Però, per prima cosa, la serie inizia quando l’epidemia è già in corso da un po’. Parte facendoci vedere dei carcerati che vengono forzatamente sottoposti a degli esperimenti per un vaccino anti z(eh già. Pure qua i vaccini).  Subito dopo l’iniezione del vaccino ci sarà un’irruzione di zombie nella sede del laboratorio. Un carcerato, Murphy, sopravviverà ai morsi degli zombie. Da lì partirà una storia incredibile in perenne evoluzione, quando Murphy, abbandonato e sopravvissuto, si unirà all’eterogeneo insieme dei protagonisti. Murphy diventerà la speranza del genere umano. Ma sarà anche molto altro.

Z Nation non batterà mai sul lato tragico e da soap opera dei rapporti fra i protagonisti. Pur non mettendo mai da parte l’interazione umana, la criticità delle relazioni, il razzismo e la diffidenza reciproca, ma, semplicemente trattandoli in maniera meno melodrammatica e, paradossalmente, più realistica. In tutto questo, però, il prodotto Asylum, non dimenticherà mai di essere intrattenimento, fornendo quasi in ogni puntata delle scene di lotta ed uccisione zombi estremamente fantasiose ed in linea di massima molto ben fatte (facendo propria la lezione di Zombieland).

Il cast è ottimo, sia per la costruzione dei personaggi (più vari e tutto sommato più realistici, anche per la scelta dei volti, rispetto a TWD), sia per la recitazione degli stessi, nei momenti drammatici e nei momenti comici o sopra le righe(frequentissimi). Ma la cosa che più mi ha entusiasmato di Z Nation è stato il progredire fantascientifico della trama. Con gli umani, che in puro stile Romeriano, anche in epoca di tragedia continuano a fare errori su errori sempre più grossolani. Anche quei residui di governo, o governi, rimasti compiono ogni volta degli errori sempre più grandi, portando spesso a delle evoluzioni mutanti degli zombie che, oltre ad essere pericolosissime, rendono la serie più accattivante e sempre sul filo del rasoio. In tutto questo, la figura di Murphy, la sua evoluzione, la sua interazione con gli zombie sembrano ancor di più la naturale continuazione di quel discorso evolutivo iniziato da Romero con i personaggi di Bub e Big Daddy. A questo, come già detto, aggiungete palle rotanti di zombie, zombie fresati, uccisioni fantasiose, spiattellamenti e chi più ne ha più ne metta. Quando la fine del mondo sarebbe davvero divertente.


Fine prima parte



Scritto da Mauro Nigro, regista, fondatore di N2 video productions e appassionato di cinema e tv 


Nessun commento:

Posta un commento

Facebook

Facebook
LA PAGINA DEL MALE