lunedì 3 marzo 2014

Sanremo, la noia e il FaceTime

Steso sul divano, senza forze e senza la minima intenzione di dare un senso alla serata che è appena iniziata. Solo sul quel divano che ha su di me un effetto narcotico, rendendomi sufficientemente arrendevole per pensare e prendere decisioni compiute.
Steso sul mio divano, senza la voglia di fare nulla, il telecomando abbandonato poco distante da me, sul muretto del camino.

- “ehi, ma stasera c’e’ Sanremo in tv, sai?”
- “Vero? Beh, dai, vediamo un po’ ..”

Mi sintonizzo sul canale e il motivetto che precede i programmi mandati in onda su scala internazionale  e’ già partito ...
Ci siamo.

Non mi e’ mai piaciuto Sanremo, o almeno non quanto piace a F. e B., totalmente rapite dall'evento mediatico, dalle novità, dalle gaffe, dagli scandali e dagli intrecci che il festival della canzone italiana propone (ah si ...?).

Pronti – partenza - via ed e’ subito un colpo di scena ad avere la meglio, una protesta improvvisata che impone la trasmissione del festival a reti unificate.

- “uhm, incredibile, dopo dieci minuti sono ancora sveglio!”
Macchinetta del caffè, tabacco da rollare, e quindi caffè e sigaretta.
Squilla il cellulare, anche lui abbandonato, come il telecomando.
- “Un FaceTime?”

E’ lei ... tonfo al cuore, il sangue sembra pompare nelle vene in modo convulso, alterato, le pupille si dilatano, afferro le cuffiette, le collego, sono pronto.

-“Eccomi!”
- “Ehi, ciao!”

La Tv non sembra emettere più alcun suono, muta, nessuna parola, nessuna canzone; il caminetto reclama legna, la cucina si perde nel grigiore ... non mi importa, non mi importa ...

- “Ti stavo pensando”

Dallo schermo dello smartphone si intravede un sorriso appena accennato, offertomi con occhi azzurri spalancati e fissi.
‘Procediamo con la scaletta della programmazione di questa edizione del festival della canzone italiana’, rilancia la tv, come a richiamare la mia attenzione; seguono attimi di silenzio, si susseguono le canzoni in gara che lottano con l’alternarsi incessante della pubblicità.

Oramai ho già fumato un paio di sigarette e la tazzina per il caffè e’ diventata un posacenere riluttante. In una mano reggo ben saldo il cellulare che mi ricorda il momento in cui il mio respiro s’e’ fermato. Sono passati parecchi minuti, continuo a fissare lo schermo senza dire gran che, senza distogliere lo sguardo se non per il tempo necessario a portare la sigaretta alla bocca, seguendo distratto l’alternanza dei brani del Festival.

- “che pensi di questo pezzo?”
- “non saprei, non mi piace particolarmente..  Sai? Vorrei tu fossi qui”

Sorrido, come fossi un bambino che ha appena ricevuto in regalo una consolle nuova di zecca, una di quelle che, appena scartata, profuma ancora di alluminio e plastica fusi insieme, accuratamente riposta in apparentemente infiniti fogli di cellophane..

- “anche per me è lo stesso ...”

Cominciamo a parlare, il tempo scorre via veloce, uccidendo anche la mia noia, non mi curo più del festival che ormai volge al termine, mi sento distratto, mi sento felice ...
Credo di aver visto, forse ho anche ascoltato. Credo.
Sanremo, per me e’ già finito, così, alla prima serata.

- “Domani il festival ci sarà ancora ... lo vedrai?”
- “Vorrei vederlo con te ... vorrei vedere solo te, magari ascoltando la tv che canta ...  Ma chi prendo in giro? Vorrei vedere ed ascoltare solo te, è questo che voglio..” -sorrido-

- “Smettila ... non esagerare ...” -sorride-

Tutte le sere dovrebbe essere Saremo, il mio Sanremo, così che possa riproporsi ancora quel sorriso, mentre in tv è in scena la solita canzone, addobbata con sketch riprodotti in serie, allusivi ed insapore.
Sanremo scorre via, trascinando con sé la mia noia. Resta però quel viso sullo schermo e quelle parole in testa.
Non c’e’ Sanremo migliore di quello ai tempi del FaceTime.
Non c’e’ mai stato.
Almeno per me.

Saverio Nappo




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