lunedì 8 settembre 2014

Kubrick senza C

Audio 7 Video 10

“Lo trovo pretestuoso, autocelebrativo e moderatamente noioso. Credo rappresenti l'esempio cinematografico dell'artista che è stato creato dai critici, e che è sostenuto da chi deve sostenerlo perché sennò non sei un esperto di cinema. Riassumendo, se ti tirassero un colpo in testa togliendoti la memoria e ti facessero vedere qualcosa di Kubrik, secondo me faresti come Fantozzi e la corazzata.”

Quello che avete appena letto è un esempio lampante e incontrovertibile del fatto che la Selezione Naturale sia un bluff, o che quantomeno sia piena di falle.

Tra le altre cose, l’intenditore di cui sopra forse non saprà che sta perpetrando uno dei più grossi luoghi comuni della storia del cinema: infatti, La Corazzata Potemkin (1925) dura soli 75’, ben lontani dalle 3 ore (l’equivalente delle 18 bobine fantozziane) e oltre 30’ in meno del film del duo Salce/Villaggio in cui viene tartassato e bollato come cancro della cinematografia e causa maggiore dell’aumento dell’orchite dal 1930.
Oltre a non sapere che si scrive KUBRICK e non Kubrik.
Ma questo forse è solo il minore dei mali, il che la dice lunga, lunghissima, sul degrado che questa generazione sta affrontando.

Il web è pieno di soggetti del genere; gente che prima guardava un film nell'intimità di casa sua e poi ne rimaneva deluso o soddisfatto tra sé e sé.
Il tempo passa, il progresso evolve e il tipo in questione scopre internet, e improvvisamente Ferruccio Amendola, Angelo Maggi e tutti gli altri stendardi di una scuola di doppiaggio che ha sempre fatto scuola in tutto il mondo, non gli piacciono più.

“Eh ma vuoi mettere Kevin Spacey in lingua originale???”
Io mio padre lamentarsi del doppiaggio di Clint Eastwood credo di non averlo mai sentito.

Il problema reale di questa situazione grottesca, che io al momento ho rapportato al cinema, ma si può riscontrare tranquillamente parlando di libri, di dischi e di tutto quello che comporta una componente di gusto personale, è che ormai tutti si sentono in dovere non tanto di dire la propria (e ci mancherebbe altro, siamo ancora in libertà di espressione), quanto di stroncare tutto e tutti, di sputare su ogni cosa, di spalare merda fumante perché se ne ha il mezzo per farlo; se volete, semplicemente perché “possono”.

Una connessione a internet, cari fottutissimi amici, non è un attestato di competenza; il fatto che, come per l’istruzione universitaria, per averla bisogna pagare non implica che siano equivalenti.
Guardare un film e parlarne male dello stesso su internet non fa di nessuno un novello Deleuze o un wannabe Gianni Canova.
Fa delle persone l’ennesimo scorbutico degli anni ’10 del 2000, l’ennesima copia carbone di Gordon Ramsey, l’ennesimo “stronzo perché fa figo”.
Sì, perché viviamo nell’epoca di chef scorbutici, di medici misantropi, di allenatori presuntuosi e di star capricciose e viziate, in cui il fondamento dell’esperienza del sapere non è più il contenuto, ma il modo in cui lo si impacchetta e lo si presenta al fruitore; un hostile takeover culturale, una guerra continua a chi ce l’ha più grosso.
Il bagaglio culturale, s’intende.

Da bambini sognavamo di diventare affermati professionisti, amati da tutti e rispettati per il nostro operato; ora pare si voglia solo star da soli, fare la propria cosa e andar via.
La falla non è nella Selezione Naturale, ma nel nuovo Immaginario Collettivo.
Un uomo famoso una volta disse se era meglio essere temuti o rispettati, dandosi come risposta che ottenere entrambe le cose fosse la soluzione migliore. Ora sembra che anche il sapere sia una questione di presa di potere, di dominio e di mire espansionistiche; siamo tutti come gesuiti nelle terre degli Inca: ora siete nostri coloni, amate il nostro dio e rispettate le nostre leggi.
I Tupac Amaru che si rifiutano di sottostare a questo vengono decapitati e oltraggiati, ma le loro teste restano feticci e oggetti di culto della comunità.

L’educazione perisce sotto i colpi di un mondo sbagliato, che fa finta di correre per mascherare la sua esasperante lentezza. Siamo tutti vittime di una costipazione ideologica e al primo peto di conoscenza gridiamo al miracolo.
Ma per rimanere nell’ambito della metafora, restiamo una manica di stronzi.

E se un giorno tutti guarderanno Wes Anderson e sbraiteranno verso tutto e tutti senza nessuna pietà, i veri alternativi saranno le persone posate e quelle che vanno a guardare al cinema i film con Christian De Sica.
E se realmente siete i baluardi della cultura pop che millantate di essere, veri Guardiani del sottobosco underground, non volete davvero che tutto ciò accada.

Perciò se proprio vi va di unirvi alla sparatoria di fiamme d’odio, mettete buon senso nei vostri cannoni. E magari prendete prima il porto d’armi.
Questo è il male ai tempi di Audio 7 Video 10.

“Sono stanca di questo mondo di apparenze. Maiali che sembrano grassi. Famiglie che sembrano felici. Dammi liberazione. Da quello che sembra generosità. Da quello che sembra amore. Flash.”
(Chuck Palahniuk- Invisible Monsters)

Se vi chiedete chi io sia, che sputo sentenze e mi scaglio contro le cose, beh forse anche io sono un Male.
E come ogni Male che si rispetti dovevo pur avere origine da qualche parte.

Le Chiffre

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