mercoledì 27 agosto 2014

Nel branco coi lupi (Esplosione Cambriana)


Il vento forte e selvaggio soffiava da est mentre io mi destai tra le sue braccia fraterne. Ero stordito, confuso. Il solo suono che riuscivo a sentire era una linea di basso precisa, rapida, capace di insinuarsi tra le mie colpe e la voglia di aver ragione, almeno questa volta. Nessuno può dire cosa sono né come chi o perché. Quando ho sbagliato l’ho fatto da solo. Quando ho avuto ragione però ero quasi sempre in compagnia, e allora sotto a chi tocca, tutti nella tana a dividere il bottino!

Ferito gravemente in battaglia, rimango al mio posto come un soldato senza paura di fronte al suo sorriso sornione.

Ho mal di gola quindi mangio un tarocco, poco rokko e molto taro. Tardi. Ascolto Clementino pensando a una sicura stroncatura, ma non arriva dove arrivo io c'è già stato qualcuno che ha visualizzato. Chi ha dato ha dato e chi ha avuto non ha taciuto in questa notte che si tinge di colore. E c'è foschia ma forse questa è solamente un'astuta malattia. Che come diceva Kierkegaard è una spoglia mortale, ma non mi investirà, non stanotte.

Questa notte è una barca che non può affondare, questa notte è un mistero che non vuole ancora svelarsi, né cedere il passo alla luce. Fa caldo e ci si sbatte, fa caldo e si balla. Io non danzo, io rifletto, sopra i passi che ho già esecrato, e ogni movimento è solo una bugia, perché tu adesso non sei più mia. Ho visto sogni, ho attraversato città come se fossero cataclismi, ho sfiorato il sogno finché non l'ho lasciato svanire, ho lasciato il segno come se fossi un cane piscione.

Ferito gravemente in battaglia, rimango al mio posto come un soldato senza paura di fronte al suo sorriso sornione.

Ma io non piscio e nemmeno sputo, io sono un ruminante come Lorenzo Lamas, io sono un rabdomante che ricerca aria. Sto cercando un posto, sto cercando spazio, per me e i miei fratelli come se fossimo lupi, giovani canidi che vogliono seguire il branco. Tiriamo una carretta manco fossimo husky, tiriamo una morbida linea, fatta di bianco e di candor.

Ho mal di gola quindi sputo sangue, e se sono stato adesso ancora sarò. Osservo il cielo e lo vedo brillare, sopra il mio cuore stanco, affaticato ma pulsante, come questo momento, nostro, mio e del mio branco, ritrovato. Non c'è gioia più grande che ritrovare il proprio gruppo, non c'è cosa più grande che ritrovarsi il proprio sorriso, stampata su una faccia cambiata, invecchiata, grigia, sì, una faccia di cazzo, che però esprime davvero quello che senti, e quello che sei.

Ferito gravemente in battaglia, rimango al mio posto come un soldato senza paura di fronte al suo sorriso sornione.

Una ragazza vestita di pelle, di rabbia e di sentimenti, legati stretti come piccoli guerrieri, come dispacci urgenti da consegnare al capitano della notte, e il capitano è ubriaco, e il capitano sta danzando adesso, con la brezza del nord, e i cieli lassù sono freddi e solitari e viene quasi da bagnarsi le guance per rendere più leggero il momento.

Sì, un piccolo momento in cui ci sentiamo vivi, piccoli, racchiusi nel nostro calore, nel nostro dolore, ma pur sempre uniti, vicini, solidali.

Che cosa siamo davvero, soldati sperduti in un qualcosa nella notte, o guerrieri invincibili di un esercito e di una tribù dimenticata. Capo branco conducimi fino alla fine della coscienza, fino alla fine della bottiglia. Un po' di colore anche per te.

Un po' di comprensione e un augurio, fai buon viaggio, fa che i tuoi sogni possano restare sempre vivi e veloci e presenti nel tuo cuore.

Dario Greco

Ai miei ragazzi!



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