giovedì 15 novembre 2012
L'inizio di una lunga serie di rivolte
Bisognerebbe irrompere nei loro uffici, nei loro studi rifiniti in radica di noce, beccarli seduti sulle loro poltrone di capitonnè mentre fumano sigari cubani, coglierli sul fatto mentre pontificano su leggi, provvedimenti, piani di assortita natura. Beccarli tutti: consiglieri comunali, alti dirigenti, ministri, sindacalisti, funzionari di stato, burocrati, professori universitari, segretari di partito, sottosegretari, giornalisti. Tutti.
Coglierli di sorpresa mentre si fottono le loro segretarie e piazzano le loro amanti in posti di lavoro strategici, e si abboffano come maiali con pranzi da cinquemila euro, prima di andare a fare shopping con la scorta. Ghermirli in quei momenti esatti.
Così, vedendosi in trappola, sbarreranno gli occhi colmi di sorpresa e stupore, e cominceranno a tremare come vermi.
Travisati per bene, salire le scale dei loro palazzi a due a due, di corsa, come falchi. Strapparli dalle loro sedie, prenderli per i capelli, sentirli urlare di orrore, gonfiarli di calci allo stesso modo in cui loro ordinano di massacrare le piazze in rivolta; trascinarli giù per le stesse scale mentre annaspano in cerca d'aria, sentire le loro costole che si incrinano sugli spigoli dei gradini.
Portarli al sole, davanti a migliaia di persone e lasciare che il loro misero destino si compia.
(A.C.)
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