Una volta Tom Waits durante le riprese di Short Cuts chiese a Robert Altman come voleva inquadrarlo. E Altman gli rispose: – Il tuo mondo in questo momento è quello del recitare, il mio è quello di fare le inquadrature, quindi non rompere le palle. Peccato non ci sia più gente come Robert Altman in circolazione!
In effetti stavo notando che ogni volta che muore un grande della musica, Prince, Bowie o Merle Haggard, c’è sempre lo spiritoso che fa qualche battutaccia su Keith Richards. A me piace pensare che Keith legga tutti i nostri post, che di simpatico hanno davvero ben poco, e si faccia una risata sopra. Niente, si faccia sopra. Bene così! Un po’ come quella volta che mi trovavo a Roggiano Gravina per assistere a un concerto di Tolo Marton, perché sono un tamarro come pochi e mi piace quel tipo di musica datata. In particolare apprezzo quando la sezione ritmica di una band è capace di chiudere il pezzo senza fare errori. E’ una mia fissazione. Prendere o lasciare.
Mi reputo in assoluto una delle persone meno competenti per parlare o, peggio, scrivere di musica. Onestà, ci vuole onestà di ‘sti tempi, fanculo la diplomazia e fanculo anche a quei quattro situazionisti che con tre accordi ci costruiscono una carriera e un conto in banca dignitoso. Non fa per me, campo alla giornata io e accampo scuse basandomi su alibi morali che reggono solo nei giorni pari, quando mi va bene. Soffro d’insonnia e piglio un po’ di cose per riposare decentemente, di tanto in tanto.
Ieri notte in tv c'era On the road, tratto dal libro-culto di Jack Kerouac. Non un bel film. Però è servito per farmi tornare in mente la storia dei gemelli Kevin e Nicholas Cipparrone, che ho conosciuto in villeggiatura a Fuscaldo, molti anni fa. Loro venivano per trovare nonni e zii e si fermavano due mesi all’anno, nei travolgenti e sfolgoranti anni novanta. E Fuscaldo all’epoca sfolgorava, di vita e di pazzia. Mio padre, che è sempre stato un grande ironico, aveva coniato un’espressione per descrivere quello status: Vabbè, ma tanto siamo al mare!
Nel senso che era tutto concesso e tollerato. Qualche volta mi ricordo che andavamo da Zucchero a prendere un gelato e a discutere sui massimi sistemi e sulle scena musicale underground italiana. Loro in realtà, i gemelli del gol Cipparrone erano appassionati di heavy metal e di band come Pantera, Anthrax, Sepultura e altre realtà che io conoscevo solo di riflesso, visto che mio cugino aveva una dignitosa collezione di musicassette. Le canzoni erano come delle ciambelle, le potevi mettere in tasca, ora invece è tutto così impalpabile, o forse è solo l’arteriosclerosi che avanza.
A me interessavano poche cose e musicalmente ai tempi non ero andato oltre la sacra triade De André-De Gregori-Guccini, e a livello internazionale, Police, Nirvana, U2, Queen e Madonna. Insomma, non capivo un cazzo di musica, ignoravo l’esistenza dei Magma (gruppo francese che canta in una lingua inventata dal leader-batterista e glottoteta) e la ignoro ancora oggi. Più che altro mi interessavo di cinema e libri, ma anche lì non è che ci capissi molto. Insomma sono sempre stato uno coerente, diciamo.
A Kevin non stavo simpatico, perché lui era uno di quelli emancipati, oggi lo definiremmo hipster, ma all'epoca non avevamo tanti termini per etichettare la gente. Ci limitavamo a chiamare stronzi, le persone che ci stavano sulle palle. Eravamo fatti così, come diceva la sigla di un cartone animato educativo. Un’altra cosa importante era che tutti noi, simpatici e antipatici, eravamo ostinatamente contro la tecnologia. Cioè, facevamo delle concessioni. Videoregistratore, impianto stereo e chitarra elettrica erano ok. Ma già chi era fissato con i cd non ci andava così tanto a genio. Io avevo un Walkman Sony, e penso anche Nicholas, con cui ci univa la passione per i testi di Kurt Cobain e alcuni libri che ci scambiavamo in un gioco inesauribile e sfiancante di citazioni, per noi colte, ma che oggi farebbero solo pensare a due disadattati come tanti. Due di quelli che preferiscono trascorrere il proprio tempo dietro ai libri, piuttosto che ad andare appresso alla ragazzine.
Ma negli anni novanta era tutto molto normale e dignitoso. Anche l’essere dei disadattati poteva avere un senso, o forse mi piaceva pensare fosse così. Se non ricordo male c’era anche qualcos’altro che ci univa: l’ideale politico. Qualcosa di vago, che era in qualche maniera legato con la Pantera, il movimento universitario di cui noi sapevamo poco e niente. Ma era bello pensare di farne parte, anche solo a livello ideale. Del resto ero uno che leggeva Kerouac, e che quindi in qualche modo aspirava a quello stile di vita cosiddetto “alternativo”. E gli alternativi all’epoca erano il mainstream di oggi, per quanto riguarda il “Volume Noi Giovani Anni Novanta”. Ci si accontentava davvero di poco, o forse no. In effetti eravamo scontenti come pochi. In giro c’erano personaggi a dir poco sovversivi e folkloristici. Impazzavano i fan di Lorenzo Lamas, e c’era chi a bordo di una Honda NSR 125 si sentiva un maniaco della velocità, mentre sfrecciava a tavoletta, evitando pedoni, passeggini e anziani con la mobilità di un bradipo in calore.
Ma poi c’era il momento che tutti noi aspettavamo. Il falò di San Lorenzo. Che ci prendeva almeno una settimana per preparativi e organizzazione. Legna, fischi, ragazze da invitare e che sistematicamente ci davano bidone e poi, dulcis in fundo, un assortimento di bottiglie che manco i peggiori bar di Caracas. Era l’epoca del Gin Lemon e del Vodka Tonic, quella, e quasi nessuno di noi era ancora andato in Spagna. Fatto da non sottovalutare. Nonostante questo, si procedeva sempre a testa alta, come tanti caproni disarticolati.
I gemelli Cipparrone suonavano entrambi la chitarra, e io all’epoca mi ero convinto di saper cantare. Di positivo ci fu che tramite una ragazza che piaceva a tutti e tre, scoprimmo un mondo: l’Irlanda. E anche qui, grandi seghe mentali e non, con cinema musica e libri. Anche se la scoperta di Roddy Doyle, mi sarebbe tornata utile, quasi 10 anni dopo, a Cork. Ma quella è un’altra storia!
L’unico vera dramma di quelle sere d’estate era quando l’ubriachezza molesta mista agli ormoni sfociava nel delirio politico e distopico alla Gibson, William, purtroppo!
Questo è quello che la mia mente ricorda a grandi linee, del comizio di Kevin Cipparrone:
La dittatura, il sistema, la nomenclatura, e tutto quello che noi vediamo come un barlume di parvenza che in tanti chiamano società civile in realtà non esistono. L’individuo oggi viene completamente lasciato libero, (allo sbando) da uno stato invisibile, impalpabile, che però quando avverte che l’individuo diventa pericoloso, e che quindi costituisce una minaccia reale, o potenziale, lo bracca e fa di tutto per ridimensionarlo, come si fa con una bestia feroce, che ha perso il senno. C’è solo questo controllo “apparente” tra gli individui e gli stati, le nazioni, che hanno perso sempre più potere e sono ormai allo sbando e verso un disarmo totale. Dove conta solo il profitto di aziende, multinazionali e corporation. Diciamo che il mio punto di vista si ispira più ad autori come Dick, Burroughs e William Gibson… E qui il ricordo diventa davvero molto vago, ma non so dire se per colpa mia o no.
Viviamo per desiderare, e cosi farò anch’io, e balzerò giù da questa montagna sapendo tutto alla perfezione o non sapendo un bel niente, pieno di splendida ignoranza come un “coglionazzo” qualsiasi che si barcamena scongiurando un naufragio con questa Marea di seconda mano.
(Jack Kerouac)
Il mio nome è Kevin Cipparrone e vivo a Fagnano Castello
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